L’autismo, o meglio denominato “disturbi dello spettro autistico“, è un disturbo del neuro-sviluppo che coinvolge principalmente linguaggio e comunicazione, interazione sociale, interessi ristretti, stereotipati e comportamenti ripetitivi.
Le cause dell’autismo, oggi, sono ancora sconosciute. La maggioranza dei ricercatori, comunque, è d’accordo nell’affermare che esse possano essere genetiche ma che alla comparsa di questa patologia concorrano ancora cause neurobiologiche e fattori di rischio ambientali.
Le osservazioni alla base delle cause genetiche sono:
- la familiarità, infatti molte persone autistiche hanno, o hanno avuto, parenti con problematiche analoghe;
- l’essere portatori di determinate malattie genetiche (sindrome di Rett, sindrome di Angelman ecc.);
- il coinvolgimento di alcuni geni associati alla sfera del neurosviluppo (struttura e funzioni dell’encefalo), anche se al momento non esiste nessuna evidenza scientifica che dimostri una correlazione genetica tra alcune mutazioni e la presenza di una qualsiasi forma di autismo.
Studi più recenti fanno pensare che i disturbi dello spettro autistico possano manifestarsi in seguito alla nascita di neuroni anomali (cause neurobiologiche) che non riescono a creare giuste connessioni con le altre cellule nervose del cervello, al punto da provocare uno scorretto funzionamento dell’intero organo. Le reti neuronali si formano soprattutto durante la fase di sviluppo fetale, per questo si ipotizza che la causa di questo disturbo sia dovuta a una combinazione tra fattori genetici e alterazioni congenite.
Anche se mancano evidenze scientifiche a supporto, per fattori di rischio ambientali, invece, si intendono eventi che potrebbero incidere sulla comparsa dell’autismo come:
- parto prematuro;
- abuso di alcool e farmaci da parte della madre durante la gravidanza;
- l’esposizione del feto ad inquinamento continuo;
- eventuali infezioni contratte dalla mamma durante il periodo di gestazione;
- l’età avanzata dei genitori al momento del concepimento.
I primi sintomi di questa patologia si possono manifestare già prima dei 2 anni e sono estremamente variabili, sia per entità che per gravità. Ogni paziente rappresenta un caso ben distinto e diverso da qualsiasi altro. In generale, comunque, i sintomi distintivi e più comuni sono:
- ritardo nello sviluppo del linguaggio;
- ripetizione frequente di parole o frasi;
- monotonia nel suono della voce e mancanza di espressioni facciali;
- ripetizione di movimenti come un dondolio o il battito di mani;
- eccessiva sensibilità a luci intense e suoni acuti;
- disinteresse verso qualsiasi forma di interazione sociale;
- mancanza di emotività;
- tendenza a isolarsi;
- scatti di aggressività improvvisi e senza motivo e tendenza all’invadenza;
- sviluppo sopra la norma di potenziale cognitivo, memoria, capacità di calcolo, abilità musicali e matematiche;
- mancanza di coordinazione nei movimenti.
Con la crescita, la sintomatologia della persona affetta da autismo può cambiare sia in meglio che in peggio, purtroppo.
L’inquadramento medico dei segni dell’autismo si avvale delle indicazioni del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM).
Purtroppo, spesso la diagnosi viene fatta intorno ai 6 anni, quando il bambino inizia a frequentare la scuola e a manifestare le prime difficoltà. Invece, una diagnosi precoce attorno ai 2 anni consentirebbe di poter attivare per tempo interventi terapeutici.
L’iter diagnostico prevede il coinvolgimento di diversi professionisti (psichiatri, psicologi, neurologi pediatri e logopedisti) e necessita di una serie di test valutativi, come un esame obiettivo capace di stabilire il grado di sviluppo del linguaggio, del comportamento e delle capacità comunicative. Saranno quindi le valutazioni neuropsichiatriche, neurologiche e di medicina generale a caratterizzare i bisogni terapeutici, non solo sanitari, del paziente nello spettro autistico. Potranno anche essere effettuate analisi genetiche volte a stabilire la possibile natura di alcuni sintomi.
Il ruolo del pediatra di famiglia è essenziale per attivare il percorso diagnostico, per individuEffettuare una diagnosi accurata è di fondamentale importanza affinché venga definita la terapia più adeguata.
Come si cura l’autismo?
Non essendo l’autismo una malattia ma piuttosto un insieme di disturbi caratterizzati dalla manifestazione di sintomi e segni, non esiste alcun farmaco capace di curarlo.
Ci sono farmaci che, se usati in modo appropriato, possono controllare i sintomi.
Esistono poi diverse attività volte a mitigare i disturbi dello spettro autistico, tra cui psicomotricità, logopedia, comunicazione facilitata, e tante altre, prive però di basi scientifiche.
I trattamenti consigliati dagli specialisti sono:
- interventi educativi volti a migliorare specifiche abilità del paziente tramite determinate attività;
- terapia cognitivo-comportamentale, cioè una forma di psicoterapia che ha lo scopo di insegnare al paziente come riconoscere e controllare determinati comportamenti definibili problematici;
- sedute basate su tecniche psicologiche che coinvolgono l’intero nucleo famigliare del paziente. Questo tipo di terapia ha una buona riuscita se tutta la famiglia comprende bene ogni peculiarità della malattia allo scopo di aiutare al meglio chi ne è affetto.
La terapia deve essere, quindi, multimodale: psicologica ma anche farmacologica, soprattutto quando alcuni sintomi sono particolarmente debilitanti o in presenza di patologie associate particolari. Un esempio è la prescrizione di melatonina per i disturbi del sonno o di anticonvulsivanti per l’epilessia.
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