Quando si parla di plusdotazione nei bambini, spesso si pensa subito al quoziente intellettivo (QI) come unico indicatore di un “alto potenziale”. In realtà, la valutazione della plusdotazione è molto più complessa e richiede uno sguardo attento e multidimensionale.
Quando si certifica la plusdotazione
La valutazione viene effettuata generalmente in età scolare, quando i bambini iniziano ad affrontare richieste cognitive e sociali più strutturate. In questa fase è possibile osservare con maggiore chiarezza le loro modalità di apprendimento, i punti di forza e le eventuali difficoltà.
La certificazione non è mai il risultato del lavoro di una sola figura professionale: è infatti compito di un team di specialisti (psicologi, neuropsichiatri infantili, logopedisti, pedagogisti) valutare le diverse aree dello sviluppo e tracciare un quadro globale delle competenze del bambino.
Non solo quoziente intellettivo
Se è vero che il QI rappresenta un indicatore importante, da solo non basta a descrivere la complessità della plusdotazione. Le valutazioni moderne considerano anche altre dimensioni, come:
- Capacità di leadership: la propensione a guidare e coordinare gli altri in modo spontaneo;
- Creatività e immaginazione: la capacità di proporre soluzioni originali, inventare storie, esplorare nuove possibilità;
- Competenze sociali ed emotive: la gestione delle emozioni, l’empatia, la sensibilità verso l’ambiente e le persone;
- Curiosità e motivazione: il desiderio di approfondire e sperimentare oltre ciò che viene proposto.
Perché è importante riconoscere l’alto potenziale
Osservare e riconoscere i segnali della plusdotazione non significa etichettare i bambini, ma offrire loro gli strumenti adeguati per crescere in armonia. Un bambino ad alto potenziale può incontrare difficoltà se non compreso: annoiarsi a scuola, sentirsi “diverso” dai coetanei, faticare a gestire le proprie emozioni.
Per questo, la valutazione specialistica diventa un punto di riferimento anche per i genitori, che possono così comprendere meglio come sostenere il proprio figlio. Sapere di avere un bambino con alto potenziale significa imparare a stimolarlo senza sovraccaricarlo, a valorizzare i suoi talenti, ma anche a proteggerlo dal rischio di isolamento o frustrazione.
Conclusioni
La plusdotazione è una risorsa preziosa che merita di essere riconosciuta e accompagnata nel modo giusto. Non si tratta di “avere un bambino più intelligente degli altri”, ma di accogliere una specifica modalità di vivere il mondo, fatta di curiosità, sensibilità e creatività.
Riconoscere il talento nei bambini e sostenerlo significa aiutare loro a crescere serenamente e allo stesso tempo permettere alla società di valorizzare al meglio le risorse che ogni persona può offrire.